Anche i migliori possono sbagliare. L’abbiamo sentito dire tante volte, ma forse non ne eravamo ancora convinti al 100%.Oggi ne abbiamo un’importante conferma. In quanto a maketing, da decenni, nessuno è come Nike. Da quel lontano giorno in cui scelse Michael Jordan come testimonial, creando un’icona che era allo stesso tempo brand e leggenda, non ne ha più sbagliata una. Sue sono alcune delle pubblicità più belle di sempre. Ricordate Cantona che segna in un Colosseo gremito contro una squadra di demoni fiammeggianti? La ricordate sicuramente. Come sicuramente ricordate Ronaldo (il brasiliano, si intende) palleggiare con tanti altri campioni tra i turisti in fila all’aeroporto.
Nike ha cannato il suo primo spot?
Solo che, da oggi dovremo dire che non ne ha mai sbagliata una “finora” (e sì, potremo anche immaginare Homer che lo dice con il suo paternalistico ditino all’insù). L’ultima pubblicità della Nike per il mercato giapponese, infatti, sta scatenando un vero e proprio polverone. La pubblicità, come molte altre dell’azienda col baffo, ha intenti molto nobili: parla di bullismo e razzismo, e mostra tre ragazzine e un ragazzino calciatori, che riescono a superare i loro momenti bui trovando la forza per riscattarsi attraverso lo sport. Solo che, lo diciamo pur consapevoli di poter essere accusati di cadere in facili cliché, I giapponesi non amano che gli si dica come comportarsi. Soprattutto se lo fa uno straniero, e soprattutto in casa loro.
Capita anche ai migliori
Così sono cominciate a piovere le prime accuse sullo spot. Secondo molti è esagerato, mostra una situazione caricaturale che non è quella delle scuole giapponesi. Sul web circolano già proposte di boicottaggio e appelli a farsi sentire con il customer care di Nike. La campagna pubblicitaria potrebbe rivelarsi un boomerang. “A molti giapponesi non piace sentirsi dire da stranieri di cambiare i propri modi di vivere, sarai considerato solo se mostri comprensione per la loro cultura”, ha detto il giornalista di origini nippo-americane Morley Robertson. Secondo lo scrittore Steve McGinnes, esperto di temi asiatici “è un enorme autogol per la Nike»”.
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