La comunicazione è un’arma a doppio taglio. In quest’epoca di spin doctor, ghostwriter, portavoce governativi più potente dei governi, dovrebbero averlo tutti presente. Eppure capita che, per strafare, ci sia dia la zappa sui piedi da soli. E pare che ultimamente il nostro premier Giuseppe Conte abbia scelto proprio questa strada. O meglio, “quello Strada“. Quello che prima ha citato in pompa magna come possibile commissario alla Sanità calabrese, e poi ha lasciato cadere, così, nel nulla.
Gino Strada e la comunicazione a doppio taglio
Diciamoci la verità: in questa questione quello di Gino Strada non è stato l’unico passaggio stonato. Prima Saverio Cotticelli, commissario all’emergenza Covid che non sa di esserlo, non sa se esista un piano per gestire la situazione, e forse non sa neanche cos’è il Covid. Uno spettacolo indecente sulle spalle dei calabresi, su cui non è neanche possibile scherzare o prenderla con leggerezza. Perché purtroppo saranno molte le persone decedute anche a causa di questa vergogna.
È poi la volta di Zuccatelli, il commissario dal mandato probabilmente più breve di tutti i tempi. A neanche 48h dalla sua nomina spunta un video in cui invita a non inndossare la mascherina. Neanche una settimana e tutt’Italia chiede la sua testa, con più di una ragione. Ed è, di nuovo, imbarazzo sul volto di Conte. Zuccatelli si dimette da commissario, e da tutte le altre cariche, ed eccoci arrivare a Gino Strada.
Una figuraccia dopo l’altra
I primi a fare il nome del fondatore di Emergency sono state le sardine, sparite dal radar politico da qualche tempo. È poi la volta di Nicola Morra, presidente della Commissione Nazionale Antimafia e senatore del M5S. Il governo sonda il terreno col medico e attivista, che si dice disponibile. L’opposizione, come prevedibile, comincia a sbraitare contro questo “missionario africano senza competenze”. e, improvvisamente, il nome di Strada sparisce dall’agenda governativa. Lo stesso Strada va da Fazio a dire che boh, lui sarebbe disponibile, ma dall’altra parte non si sono fatti più sentire.
E ora che si fa?
Ora che il nome circola con insistenza, chiunque sia affamato di visibilità (tutti, cioè) si affrettano a dire la propria. Arriva perfino un imprevedibile endorsement di Matteo Renzi, non proprio uno da barricate e spazi occupati. Mentre l’esecutivo temporeggia, tiene due piedi in una scarpa, vede da che parte tira il vento.
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