Il disarmante balletto dei politici su TikTok

Il disarmante balletto dei politici su TikTok

Certo, i balletti su TikTok hanno sempre avuto un ruolo centrale. Forse però sarebbe stato meglio attenersi ai balletti in senso stretto, piuttosto che quelli in senso figurato che quasi tutti i nostri politici hanno messo su in questi giorni. Già, perché alle prossime elezioni politiche del 25 settembre i 18enni voteranno anche per il Senato. E ciò li rende molto appetibili per i nostri famelici rappresentanti in parlamento. Anche se sono sempre meno: appena 10 milioni gli under 35, contro i 23 milioni di over 55. Come fare, quindi, ad accaparrarsi i voti di questa platea in larga parte sconosciuta e incomprensibile (ai leader di partito, si intende)? Sbarcando su TikTok, è ovvio!

Il disarmante balletto dei politici su TikTok

Del resto nel mondo della comunicazione lo sanno tutti: se vuoi parlare agli under 25 tramite social media, dovrai farlo su TikTok. La piattaforma cinese è cresciuta aritmi esponenziali, sbaragliando la concorrenza della galassia Meta (Facebook e Instagram) che ora insegue e cerca di imitare. Il social network di ByteDance raggiunge oggi il 67% dei giovani in quella fascia d’età ed è in continua salita, contro il 62% di Instagram e il misero 32% di Facebook, in crollo verticale rispetto al 72% del periodo 2014-2015.

 

L’importante è esserci? Non questa volta

Avere un canale TikTok però non basta: bisogna anche caricare contenuti che siano di qualche interesse. E qui, per i nostri attempati professionisti della politica, la strada si fa molto più scivolosa. Qualcuno, a dire il vero, sulla piattaforma ci sta dal 2019. Indovina chi? Se non hai indovinato, te lo diciamo noi: ma il re delle sagre e delle dirette, il leader della Lega Matteo Salvini, ovviamente! Al nostro pasciuto segretario leghista va riconosciuto, almeno, di muoversi con una certa disinvoltura tra i mezzi tecnici offerti dal social: e quindi ecco filtri, finti baffi, cappellini e via a tutta diretta. Sui contenuti, beh, c’è ancora da migliorare, ma visto il materiale di partenza probabilmente non si poteva chiedere di più.

La comunicazione ha bisogno di contenuti

Non se la cava altrettanto bene Silvio Berlusconi. Diciamo, il Cavaliere è davvero troppo, troppo in là con gli anni perché questa operazione simpatia possa pensare di avere successo. Il suo “messaggio agli italiani” compare sicuramente nella top 3 delle cose più cringe viste quest’anno su internet, con la voce che fatica a uscire e la testa che dondola come in un attacco di Parkinson. Tutt’altro approccio per il fu “Premier più giovane della storia repubblicana”, Matteo Renzi. L’ex rottamatore ce la mette tutta per strizzare l’occhio ai più giovani: look sportivo, rievocazione dei video virali con lui protagonista (ricordate “first reaction: shock!”?), parlantina spigliata. Il problema, in questo caso, è che da un politico uno vorrebbe sentir parlare di politica, non di meme e battutine.

Tromboni che si sentono migliori dei giovani

E che dire di Calenda? Il twittatore più veloce del west arriva su TikTok, e si spera che non porti con sé la stessa solerzia nel postare contenuti. Il primo, in effetti, è già di un paternalismo insopportabile. Riassumendo, il concetto è più o meno questo: TikTok è un social per deficienti, ma visto che io sono di una generazione in cui ancora credevamo nella cultura e nei veri valori, eccomi qui a distribuire qualche perla ai porci, nella speranza che possiate un giorno elevarvi al mio livello. In altre parole Calenda si rivolge ai giovani, ma parla agli anziani, secondo il noto leit motiv “Eh signora mia, ‘sti giovani d’oggi, dove andremo a finire di questo passo”.

Perché non spiegate le vostre proposte politiche?

In sostanza, quello che accomuna tutti loro è il voler parlare ai ragazzi, senza aver assolutamente nulla da dire. La filosofia che anima tutti questi “contenuti” è esserci, non importa per dire cosa. Una strategia destinata a fallire: da tempo in rete la strada giusta è esattamente quella opposta. Proporre contenuti di qualità, spontanei, che possano davvero tagliare le distanze tra il personaggio noto e la sua fanbase. Non avrebbero potuto, lorsignori, limitarsi a esporre i punti principali del loro programma, magari quelli con i quali contano di risolvere i veri problemi dei ragazzi: accesso al mondo del lavoro, diritti, istruzione. E, perché no, diritto di voto per i fuorisede, che anche a questa tornata sono tagliati fuori?

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