Zelensky e Putin alla guerra della comunicazione

Zelensy e Putin alla guerra della comunicazione

“Ho bisogno di munizioni anticarro, non di un passaggio”. Sono le parole con cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha risposto agli Stati Uniti che gli offrivano un’esfiltrazione da Kiev. Erano i primi giorni dell’invasione russa, e il mondo intero cominciava a conoscere la pasta di cui è fatto Zelensky. Fino a pochi giorni fa, almeno in Occidente, nessuno avrebbe puntato un soldo di cacio su di lui. In fondo si tratta di un ex-comico, uno così detto anti-sistema come il nostro Beppe Grillo. Chi avrebbe mai immaginato che diventasse il leader carismatico di un’Ucraina che sta resistendo oltre ogni rosea previsione all’avanzata russa?

Zelensky e Putin alla guerra della comunicazione

Eppure è proprio così. Zelensky è comparso in video dal centro di Kiev quando tutti credevano che fosse scappato. Veste in mimetica, trasmettendo l’idea del capo alla guida delle sue truppe. Incita il suo popolo alla resistenza contro l’invasore, e la gente lo segue, fino al punto di farsi ammazzare pur di non arrendersi. Oggi si presenterà al summit per i negoziati, sebbene si sia detto molto scettico sulle possibilità di raggiungere un cessate il fuoco.

Un uomo tra la gente e un uomo nei palazzi

Dall’altra parte Putin. Un uomo che tutti conoscono e che un po’ tutti i movimenti nazionalisti del mondo hanno preso a modello. Che, però, in questi giorni appare non lucido (se non si sudore), imbolsito dopo una quarantena durata due anni. Pare che l’impavido condottiero russo abbia infatti una gran paura del Covid. Che nella sua dacia faraonica non entrino neanche i collaboratori più stretti. Lui, rispetto alla guerra, appare davvero distante, sempre ripreso in queste sale principesche, con questi tavoli chilometrici, con gli stivali molto lontani dal fango. E orologi al polso da decine di migliaia di dollari, mentre un russo ha mediamente uno stipendio di 300€.

Se la guerra fosse disputata sulla capacità di ispirare simpatia, insomma, avremmo già un vincitore. In rete si buttano gli articoli che sottolineano l’importanza del soft power nei conflitti moderni. Basterà all’Ucraina a resistere all’avanzata dell’orso russo? lo vedremo nelle prossime settimane. 

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