Se lo scaricabarile fosse uno sport, il governatore Giovanni Toti sarebbe sicuramente campione e orgoglio nazionale. Dopo uno dei post più improvvidi che la comunicazione politica abbia mai conosciuto, in cui il presidente della Regione Liguria ci teneva a farci sapere che quasi tutti i decessi riguardavano persone anziane e quindi improduttive (sottinteso: “suvvia, non facciamone una tragedia!”), oggi ha dovuto darsi a una rocambolesca retromarcia.
Toti e l’arte dello scaricabarile
Come fare, però, a sfuggire allo tsunami di polemiche che lo stava investendo in pieno? Come salvare la faccia davanti allo sdegno dell’Italia intera, stavolta unita a prescidere da età, ceto sociale, provenienza politica? Beh, nello stesso modo in cui i peggiori politici hanno sempre fatto: scaricando la colpa sui collaboratori! (l’altro evergreen sarebbe stato dire che il profilo era stato hackerato, ma come balla non sarebbe stata tanto in piedi).
Quando la pezza è peggio del buco
E quindi ecco il nostro eroe, con un sottofondo di unghie che grattano sugli specchi: “Un mio precedente tweet, scritto in effetti malamente da un mio collaboratore, ha scatenato l’inferno. È stata una cosa mal fatta. Mi dispiace e chiedo scusa, per me e per chi l’ha scritto. Chi lavora talvolta sbaglia. E magari imparando dall’errore, migliorerà in futuro”. Certo, Giovanni, nessuno di noi nutre il minimo dubbio sul fatto che questo post fosse una personale idea del tuo (probabilmente sottopagato) collaboratore. Che tu mai avresti pensato di abbandonarti a un commento così triviale, indegno di un politico del tuo rango e delle tue responsabilità. Anzi, ci chiediamo cosa ti abbia trattenuto dal pubblicarne volto e CV per esporlo al pubblico ludibrio.
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